Preoccupazioni

marzo 21, 2011 at 6:54 PM (Uncategorized)

E’ tantissimo tempo che non approdo a questo porto. E’ tantissimo tempo che non torno a pubblicare. Forse è arrivato il tempo di tornare a scrivere qualcosa. Questa settimana mi è piaciuta moltissimo,  e nel contempo sono successe cose bruttissime.

Il 17 marzo sono andata a Napoli (presto racconterò), e sabato ho visto il musical “La bella e la Bestia” (bellissimo! tornerò a raccontare)

Le brutte notizie? Pioggia, morti e frane! Un disastro insomma! A San Vito di nuovo tutto è crollato, venti famiglie sloggiate e una casa che probabilmente dovrà essere abbattuta. Il tempo sta divorando la realtà con una voracità immensa che mi preoccupa. Terremoto in Giappone, centrali nucleari, guerra in Libia, frane. La vita si sta tramutando davvero in un brivido che vola via ma che a quando pare vuol volare troppo in fretta. La cosa mi preoccupa alquanto!

E per questo lascio un mio articolo a proposito di guerra e pace…

Una morsa attanagliante. Una sfera di crudo desiderio. Il mondo in balia della guerra. Potere? Ricchezza? Egoismo? Qual è l’origine di quella che comunemente si chiama guerra? E dopo questa misteriosa origine, dopo quest’enorme e sensazionale crescita, ci sarà una fine? Vi sarà un troncamento al massacro del mondo? Domande che si alimentano, nella mente di ciascuno e che trovano nutrimento nel cuore di tutti. Il bisogno, la speranza della fine della guerra. E la continua questione che talvolta si ripresenta. La pace è possibile? Cos’è che genera la guerra? Guerra e pace esistono davvero?
Già Tolsoj del diciannovesimo secolo parlava di Guerra e pace in un romanzo.
Ma andando ancor dietro si torna ai filosofi greci che si domandavano cosa fossero veramente la guerra e la pace e il loro rapporto con se stessi e con l’uomo. Eraclito non proclamava la pace eterna, bensì i suoi ideali si rivolgevano a una pace che sussegue a una guerra. E secondo lui l’alternarsi di guerra e pace crea l’armonia del vivere.
Egli identifica il logos, dal greco ragione, come il fondamento della realtà e questo logos è costituito da una legge fondamentale: quella della complementarità dei contrari. Per Eraclito esiste il male così come esiste anche il bene, la guerra e la pace, la giustizia e l’ingiustizia ed insieme si completano generando armonia. Non può esistere una pace totale, assoluta ed eterna esiste la pace poiché prima si era verificata una guerra, ed il fatto che ci sia pace e guerra crea stabilità, ritmo ed equilibrio. Questi sono tutti termini contrari ma si completano secondo la legge del logos. L’armonia che si realizza tra le cose presenti nella realtà consiste infatti nell’UNITA’ e IDENTITA’ degli opposti in tensione tra loro. Eraclito sostiene che non si tratta solo di una successione di un opposto all’altro, ma attribuisce alla guerra un ruolo particolare essa è causa di tutto ciò che avviene nell’universo: “Polemos ( guerra ), è di tutte le cose padre, di tutte re, e gli uni rivela dei e gli altri uomini, gli uni fa schiavi e gli altri liberi”. La guerra diventa quindi responsabile della condizione di libertà e schiavitù. La libertà si determina dalla schiavitù, ma ciò che genera questi opposti non è altro che la guerra.
Per Eraclito la guerra che sembra apparentemente distruggere, in realtà crea ordine e da essa ne scaturisce una gerarchia che distingue dei da uomini, liberi da schiavi. Dalla guerra nasce anche la giustizia perché: “bisogna sapere che, essendo la guerra comune, anche la giustizia è contesa, e tutto nasce secondo contesa e necessità”. Non è da escludere che forse Eraclito concepisse l’ordine anche come gerarchia e quindi la guerra che crea gerarchia è fonte d’armonia. Non dimentichiamo che Eraclito era un aristocratico ed esprimeva profondo disprezzo per la massa di uomini incapaci di comprendere il logos e quindi la verità alla base di ogni evento.
Secondo Platone la guerra viene intesa come indispensabile strumento per l’arte politica. Non viene considerata qualcosa di negativo o condannabile ma qualcosa che partecipa dell’attività di governo e al mantenimento dell’ordine e della pace all’interno della polis. Platone riconosce la naturalità e quindi la non definitiva estinzione della guerra.
Secondo Platone le posizioni di pace e di guerra hanno lo stesso esito,ovvero l’indebolimento della città. L’errore consiste nella pretesa di organizzare la vita delle città come se esistesse sempre e soltanto la guerra oppure la pace. Il riconoscimento invece della naturalità e quindi della non eliminabilità definitiva sia della pace, sia della guerra ha come conseguenza la necessità di un’educazione simmetrica, in grado di dar risposta ai problemi posti dalla pace e dalla guerra.
Quindi per Platone una legislazione corretta dovrà dunque procedere all’addestramento militare che non può e non deve essere assolutamente trascurato, ma tutto ciò in vista della pace e del suo mantenimento e non della guerra.. Dai pensieri del filosofo emerge uno stretto contatto tra guerra e politica e come attraverso queste si possa mantenere l’ordine e una relativa pace all’interno dello Stato. Quella di Platone è quindi una visione della guerra e della pace come strumenti strettamente politici.
I cristiani proclamano una pace interiore, fondamento di ogni altra pace, che ha la propria radice nel continuo ritorno dell’uomo a Dio, attraverso la conversione; vi è poi una pace esteriore che appartiene alla Chiesa e ai suoi membri. Da vari filosofi i cristiani vengono infatti definiti come “sacerdoti di pace” o “figli della pace”.

Secondo Sant’Agostino d’Ippona la guerra è negazione della vita; essa è un malum ma non è affatto da porsi tra i mali peggiori. Mentre la pace è un bene raggiungibile in terra e gli uomini retti possono servirsene come di uno strumento che permette una vita terrena migliore; essa è come il sole, come la pioggia e tutto ciò che aiuta a vivere anche gli ingrati e i malvagi”. Parole di Sant’Agostino erano:
“Il nostro bene è la pace: non quella che regna fra gli uomini, infida, instabile, incerta, e nemmeno quella che ha l’uomo con se stesso. Gli uomini che non vivono di fede cercano affannosamente la pace terrena come uno dei beni e dei piaceri di questa vita temporale. Gli uomini invece che vivono di fede sono in attesa delle eterne promesse e si servono delle realtà terrene e temporali con l’animo di chi sa di star compiendo un viaggio. […].La città celeste si serve dunque anch’essa, finché è in cammino, della pace terrena e difende l’accordo tra le discordanti volontà su quanto può essere utile a questa vita mortale, per quanto è possibile, purché non sia in contrasto con i doveri verso Dio”.
Secondo il giornalista Scalfari la pace non è possibile. Perché l’uomo è troppo soggetto all’egoismo che perciò lo mette in divergenza con il resto degli uomini.
A differenza la tesi sostenuta da Giovanni Paolo II che proclamava la possibilità di pace. Un collegamento possibile è quello de papa al santo Agostino d’Ippona. La fede corrobora gli ideali di entrambe gli uomini. Loro seguono la vita secondo il linguaggio divino affidandosi alla provvidenza e alla Parola di Dio. Questo porta a creare nelle persone credenti un’ideale di pace, positivo e perennemente bianco senza segni di negatività, dolore e guerra. Mentre i laici sono lontani da Dio e pertanto cercano, come risoluzione provvisoria o eterna alla guerra un motivo pratico che sia l’abbandonarsi all’evidenza o addirittura rispondere con altra guerra. MA nel nostro quotidiano è ben visibile la questione di guerra e pace. Attraverso conflitti e divergenze quotidiane. Forse non sono considerati molto, ma questi fatti sono guerra quotidiana che accresce dell’intimo di ciascuno di noi. E per combattere quella che viene chiamata guerra bisogno quindi, non solo seguire i linguaggi filosofici e religiosi, ma anche abolire i conflitti che alimentano la nostra quotidianità.
Si può quindi affermare che non si può definire un troncamento definitivo alla guerra e a un periodo eterno di pace. O al contrario vivere in balia di una guerra perenne. Ma bisogna considerare una fusione tra le due, perché gli ideali umani cambiano, ma nonostante questo è pur vero che la guerra è generata dalla voglia di potenza e denaro e l’uomo ora come ora senza questi non può vivere. Pertanto non può vivere senza un minimo di guerra.

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L’arte del pensare, l’essenza della vita

febbraio 13, 2011 at 8:04 PM (Uncategorized)

Ci sono giorni nei quali manco d’ispirazione, e le parole faticano a venire.

Bè oggi è uno di quei giorni, ne

i quali i pensieri restano ingabbiatti n

el cuore e nella mente e solo poche e sfocate parole escon

o fuori, ma sono confuse, flebili, assenti. Così faccio qu

ello che in molti ritengono una cosa nulla, PENSO. Penso

e faccio uscire fuori il meglio e il peggio di me, che si

sfidano, tra mente e cuore. E così penso, marcisco e penso. A volte starei ore così, a fantasticare, a ragionare, semplicemente pensare. Testa poggiata stancamente sulla mano, come

peso morto. Palpebre chiuse, e corpo semiassopito, rapito dall’essenza soporifera dei pensieri. È così che il pensare divienie un’arte, una vera attività da fare. Da so

li e in gruppo. PENSARE. Una parola veramente ricca di significato, una purezza vicina e al contempo lon

tana da tutti noi. Ma senza il pensiero nulla esisterebbe e ciò che siamo, ciò che facciomo svanirebbe in men che non si dica. Purtroppo però il pensiero è sottovalutato, è considerato qualcosa di ovvio, scontato. Qualcosa legato al

la noiosa routine. Il pensiero non è considerato un’att

ività. Ma i miei pensieri sul pensiero sono altri. Io semplicemente dico che per me il pensiero è un’arte, è un’attività,

un gioco, è tutto e niente. Il pensiero è l’essenza della vita, il pensiero è la vita.

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Cieca paura

febbraio 9, 2011 at 7:06 PM (Uncategorized)

Paura.

Solo la paura,

attanagliante.

Un soffio nel nulla.

Una lacrima,

che brucia negli inferi.

Paura di parlare,

paura di gridare.

paura, solo la paura

di esprimere la mia opinione.

Un urlo cieco,

nell’essenza dell’inesistente.

Poi, buio.

In un istante,

buio e morte.

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Il sasso della vita

febbraio 4, 2011 at 5:52 PM (Uncategorized)

L’euforia degli ultimi giorni mi ha tenuto lontana dalla cura del blog. Tra una cosa e l’altra l’ho trascurato. Ma dopotutto mancavo di parole e di ispirazione. Oggi sono uscita prima da scuola. Male alla schiena. Ieri mentre giocavo con i bambini mi son fatta male e oggi il dolore si è ripresentato sfacciato e fastidioso. Ma sinceramente della giornata trascorsa al letto a leggere e a consumarmi sotto le coperte non mi interessa. Piuttosto vorrei soffermarmi a pensare con voi a qualcosa che mi è successo alcuni giorni fa. Camminavo lungo la strada di casa, e pesantemente mi portavo dietro un sasso. Grigio, piccolo, nullo. Un sasso che però mi ha dato molto. Con lentezza gli davo calci continui, portandomelo avanti. Poi presa dalla furia che quella mattinata mi aveva trasmesso ho preso la rincorsa e ho calciato con foga quel sasso, che con mi gran sorpresa è rimasto lì, sulla strada a giacere inerte nel punto in cui io l’avevo calciato. Non si era mosso di un solo millimetro. Quel gesto così privo di senso ha scanetato nella mia mente ribollente un ragionamento che sono contenta di portarmi dietro. Quel sasso in quel momento rappresentava la vita. Tutto basato sulla metafora. Perchè quando la vita è presa con lentezza, con ponderatezza, come ho fatto io con il sasso inizialmente, si coglie sempre tutto, evitando di dimenticarsi qualcosa lungo la strada. Calciare la vita con calma significa saper cogliere ogni peculiarità, significa viverla davvero l’esistenza che ci è stata donata, e stabilire sempre nuove mete da raggiungere. Ma quando la vita è presa con foga, con rabbia, con eccessiva velocità, si finisce sempre per calciare male e lasciarsi quindi qualcosa di bello alle spalle, qualcosa che talvolta può essere la vita stessa. E purtroppo non è sempre come ho fatto io con il sasso, cioè tornare indietro e ritentare a calciare dopo aver capito il mio errore. La vita  scorre, il tempo la porta via con voracità, e noi altro non possiamo fare che cogliere ogni attimo, captare ogni istante, perchè non potremo mai tornare indietro per calciare di nuovo, per ritentare. La vita è una strada a senso unico, che via via sparisce alle nostre spalle. E l’importante è imparare dai nostri errori, e cercare di non rifarli. Di non calciare male il sasso continuamente. Cogliere ogni fiore che ci nasce innanzi e soprattutto crescere e vivere con l’ebbrezza della felicità amalgamata alla ponderatezza e qualche volta anche al rischio, in modo tale da non perdersi nulla durante il cammino.

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Ricordi

gennaio 31, 2011 at 8:52 PM (Uncategorized)

La dura persecuzione del ricordo,

terremoto di pensieri.

La morte del passato,

minaccia del futuro.

Esiste una vera vita?

O si vive solo per ricordare?

Perchè ogni luogo, ogni parola, ogni gesto,

tutto è un ricordo.

La vita si fonda sul ricordo,

e tralascia il presente,

si allontana e muore.

E’ così che diveniamo vittime del passato,

che inonda le nostre menti.

Corre, vola, distrugge,

spara, uccide,

ma non muore.

Il ricordo non muore,

il ricordo resta intatto

e si impossessa del presente

che senza vita si accascia

nella desolazione della terra

morendo in solitudine.

Ma senza ricordo,

il futuro non esisterebbe,

e senza futuro

la vita non gioverebbe,

allora creiamo un futuro sul passato

e affiadiamoci ai ricordi,

lasciandoci guidare da loro,

che presto si tramuterrano

in futuro certo.

Perchè ogni futuro

è costretto a divenire passato,

allora il presente diverrebbe utopia,

ma bisogna vivere i ricordi,

e aspettare che il futuro diventi passato,

per poi guardare avanti e vivere,

quella che senz’altro

è la calda e sfumata scia del presente.

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Shopping con la migliore amica

gennaio 27, 2011 at 8:20 PM (Uncategorized)

Eccomi di nuovo. Ieri mi sono presa una piccola pausa, pausa da nulla. Diciamo che oggi a scuola non è stato molto bello. Mi sono caricata di rabbia, che ancora mi porto dietro.Tutto questo per vari motivi, che adesso non mi metto qui a spiegare. Ma il pomeriggio è stato fantastico. Sono andata a fare shopping con la mia migliore amica, Elisa. Doveva comprare un paio di scarpe con il tacco. Io ho provato ad aiutarla, ma lei può confermare…è stata incontentabile!Tutte le scarope erano troppo alte! E per un paio che ne avevamo trovate… erano troppo  piccole!. Poi abbiamo cambiato negozio, ma nada! Ci siamo quindi spostati nel settore abbigliamento e lì ci siamo sbizzarrite a provarci vari vestiti. Alla fine Elisa ha comprato una maglia e una camicia. Deliziose! Che divertimento. Mille risate tra i corridoi dei negozi. Tra una scarpa e l’altra tra una maglia e un pantalone, ci siamo divertite a più non posso! Devo ringraziare 100 volte Elisa che mi donato una giornata simile che mi ha dato veramente tanto. so che questa è la prima di una lunga serie. E sono strafelice di aver cominciato! Grazie Eli,tvb!

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I venticinque anni

gennaio 25, 2011 at 9:30 PM (Uncategorized)

In questo momento sto scrivendo tra la folla degli amici di famiglia. I miei oggi fanno 25 anni di matrimonio. Abbiamo preparato loro una cena a lume di candela(cucinata da noi figli) e abbiamo fatto la serenata, cosa che mia madre aspettava da tempo. Ora stiamo festeggiando, dentro casa mia con amici e parenti. Io, come al solito, alla ricorrenza di queste feste, ho capito il vero senso dell’amore. Quello dei miei genitori che è durato così tanto e che continua ogni giorno. Così l’emozione che questo sentimento mi ha trasmesso mi ha fatto comprendere la potenza dell’amore che Dio ci trasmette. Perchè è grazie a questo sentimento che io sono nata e cresciuta, in felicità e affetto, ogni giorno di più. Colgo  l’occasioni per ringraziare i miei genitori, che mi accoppagnano giorno dopo giorno, nonostante tutto. Grazie!

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Paura

gennaio 23, 2011 at 6:20 PM (Uncategorized)

Ho paura. Una paura terribile che mi tormenta. Mente, corpo, spirito. Quella paura incombente quando si crede di aver fatto la cosa sbagliata. Qualcosa che mi attanaglia e minaccia di uccidermi. Il pensiero non mi aiuta, e non posso sfogarmi in alcun modo. Le vite di altri nella  mia mano. Una scelta, importante, una scelta di vita. E le parole di qualsiasi persona che vedo attorno a me, mi scoraggiano. Io ho bisogno d‘aiuto. Un aiuto che potrò darmi solo da me. Perchè in questa circostanza sono terribilmente sola, senza quell’ancora di salvezza, senza l’isola su cui approdare per avere la vita salva. E così subentra il dubbio, fatale, assassino. Io mi sento morire, sento che ormai le mie ginocchia sono già cedute, e dentro di me regna la preoccupazione, la paura, la terribile paura di aver fatto un errore fatidico…Un errore che mi costerà la vita.

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Febbre e riposo

gennaio 22, 2011 at 10:46 PM (Uncategorized)

Diaciamo che oggi faccio pausa a causa della febbre. Comunque qualcosa ho scritto: un artico di finanza sulla Fiat! Presto lo avrete sul mio blog ciao!

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Un rifugio dall’amore

gennaio 20, 2011 at 8:40 PM (Uncategorized)

The love is the most important thing in the life. L’amour est la chose plus importante de la vie! L’amore è la cosa più importante della vita. Questo pensavo poco fa, immersa nel caldo affabile della vasca da bagno, prima di cimentarmi nello studio di Caravaggio. Pensavo alla vita e pensavo all’amore quello vero. Quell’amore indistruttibile e imperituro. Quell’amore che io provo per la mia famiglia, e per nessun altro. Quell’amore che molti lodano e di cui molti mi raccontano. Un amore che a lungo andare viene ricambiato. Non posso dire di averlo provato in prima persona, se non nei confronti dei miei cari, però ho ascoltato e cercato di capire chi aveva problemi con il sentimento che alimenta la vita del mondo.In realtà, ( sempre omettendo i familiari) nessuno mi ha mai amato o almeno dimostrato amore. Però in un certo senso so cosa vuol dire. Ho vissuto sulla mia pelle le esperienze altrui, e ancora oggi cerco di viverle per aiutare e soprattutto per imparare ad amare ed essere amata. Un’emozione che però mi fa battere il cuore, perchè vive in me, l’amore incondizionato per Dio che è sempre vivo fuori e dentro me. Ma a volte, riesco a stufarmi anche dell’amore che sia troppo o poco e scappo, mi rifugio. E proprio oggi pensavo, con la testa noiosamente coricata sul termosifone, che il sonno è l’unico modo per scappare. Durante il sonno io riesco a fuggire da tutto e da tutti, rifugiandomi nell’utopia, inglobata in quell’universo parallelo che il mio subconscio crea. Ma l’incantesimo finisce sempre, e bisogna riaprire gli occhi, scrollandosi di dosso tutti i proibiti sogni che avano popolato il lungo e incombente sonno. E si ritorna alla vita e all’amore. Per camminare insieme a tutti, a nessuno e a qualcuno che dopotutto, nonostante controversie e bugie, sarà sempre pronto a prenderti in braccio e ad accompagnarti alla meta,fino a quando di nuovo non sarai stufo e ti rifugerai in quel sonno, che presto comincia a prendere le fattezze di qualcosa di eterno.

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